Spesso ci si chiede qual è il percorso di studi più adatto per i propri figli e non si tiene conto di alcune possibilità che potremmo definire innovative, come ad esempio la scuola Montessori. Questo metodo di insegnamento nasce per merito della dottoressa Maria Montessori, che nel 1897 propone dei cambiamenti sull’erogazione delle lezioni rispetto al sistema tradizionale. Tale scuola agisce sul singolo individuo, attraverso delle tecniche studiate appositamente per attivare entrambi gli emisferi cerebrali degli individui, sviluppando nel bambino delle capacità attraverso l’apprendimento, che avviene scoprendo l’ambiente e le proprie naturali propensioni. Per meglio comprendere ciò di cui stiamo parlando abbiamo intervistato la dottoressa Paola Magliocchetti.
Paola Magliocchetti, nata ad Alatri il 17 luglio 1994. Nel 2018 consegue a pieni voti la Laurea Magistrale in Scienze Pedagogiche presso l’Università degli studi di Roma Tor Vergata. Durante il percorso decide di intraprendere il percorso formativo nel ramo della Neuropsichiatria Infantile presso il PTV, grazie al quale ha potuto approfondire la sua passione per le scienze umanistiche analizzando la neuroscienza infantile, ulteriormente consolidata lo scorso anno (2020) grazie al conseguimento a pieni voti del Master sui DSA. Adesso docente presso la scuola d’infanzia di ispirazione montessoriana.
In cosa consiste il metodo di apprendimento della scuola Montessori?
Il metodo Montessori prevede la costruzione di classi aperte o comunicanti in cui bambini di diverse età possono interagire tra di loro. Il fine di queste interazioni è quello di offrire ai bambini non solo il supporto di un adulto, ma anche quello di un pari, incoraggiando lo scambio di conoscenze e l’aiuto reciproco. Grazie al supporto reciproco emerge l’autonomia, uno dei cardini della pedagogia montessoriana.
Il bambino apprende con l’esperienza tramite l’uso dei cinque sensi.
Importante è anche l’ordine poiché saper riordinare il materiale non è fine a se stesso ma ha l’obiettivo di riflettersi sull’ordine mentale e spirituale del bambino. Si sdogana la concezione che il bambino è “un vaso da riempire” ovvero dove l’insegnante lo riempie di nozioni. Il bambino è un fuoco da accendere a cui si forniscono gli strumenti per apprendere e il bambino stesso li adatta su di sé.
Perché scegliere questa tipologia di apprendimento invece che quella tradizionale? Quali sono i vantaggi e quali, in caso, gli svantaggi?
Il pensiero pedagogico di Maria Montessori suggerisce la realizzazione di un ambiente educativo preparato scientificamente per permettere lo sviluppo delle abilità cognitive, sociali e morali di ogni essere umano. In un ambiente favorevole e accogliente, si possono osservare con facilità le naturali manifestazioni della persona umana e scoprire che si può apprendere bene e con piacere senza ricorrere a premi e punizioni, incrementando l’interesse attraverso l’impiego di tecniche d’insegnamento rispettose dell’individualità di ognuno e lasciando i bambini liberi di lavorare secondo i propri ritmi e i propri interessi su materiali che permettono a tutto il corpo di esercitare intelligenza e creatività, sviluppando così una personalità democratica e aperta al mondo.
L’ambiente Montessori contiene materiali e attività progettate appositamente per favorire l’interesse di chi apprende, in tutti i campi del sapere, dalle attività di vita pratica fino all’algebra e alla geometria. In una classe sono presenti materiali di sviluppo che richiedono al bambino di dedicarsi all’apprendimento individualmente, scegliendo liberamente i propri impegni.
Ogni materiale educativo presente nell’ambiente invita alla scoperta di una caratteristica del mondo e della natura, permette l’auto-correzione dell’errore, riunisce l’aspetto cognitivo e immateriale dell’apprendimento con quello fisico e materiale, favorisce la concentrazione, l’auto-disciplina e l’amore per il miracolo della vita.
Per quanto riguarda i “contro”, la prima critica riguarda una distinzione, a detta di molti troppo rigida e schematica, della contrapposizione tra bambino e adulto; secondo una corrente di pensiero inoltre il Metodo Montessori favorirebbe l’individualismo e poco la socializzazione. Alcuni genitori infatti hanno accusato le scuole montessoriane di correre il rischio di alienare i bambini, reprimere le loro emozioni ed indottrinarli ad un eccessivo ordine. Infine un altro aspetto che non viene visto di buon occhio riguarda l’anticipazione troppo precoce alla lettura e alla scrittura. I bambini più che venire educati verrebbero addestrati.
Qual è la funzione dell’insegnante in questo tipo di scuola?
Gli insegnanti si dedicano a supportare, favorire e aiutare i bambini nel loro processo di crescita presentando il corretto utilizzo dei materiali educativi, tenendo lezioni sui concetti o le idee più complicati, contenuti o semplificati nei materiali, e soprattutto attuando una disciplina di autocontrollo e amore nella relazione educativa.
In una classe Montessori non troverete mai una cattedra o una lavagna che segnalino la posizione dominante dell’insegnante, perché l’apprendimento è veicolato da tutto l’ambiente e l’insegnante non occupa un posto fisso. Montessori chiamava l’insegnante “direttrice della classe” perché il suo ruolo è diverso da quello dell’insegnante tradizionale. L’insegnante organizza tutte le attività, disponendole con cura e scegliendo quelle più idonee ai bambini in base alle età. Deve essere soprattutto un’acuta osservatrice delle esigenze e degli interessi di ciascun bambino, il suo lavoro quotidiano procede dall’osservazione piuttosto che dalla preparazione di lezioni prestabilite, essa dispone di una preparazione specifica sull’evoluzione del bambino che le consente di comprendere in quale fase dello sviluppo si trovi ciascuno dei suoi piccoli allievi. L’insegnante mostra l’esatto utilizzo del materiale didattico scelto dal bambino, lo coinvolge nelle attività in maniera entusiasmante, registra con cura e affetto tutti i progressi compiuti, lo incoraggia nel suo percorso.
Ad oggi è riconosciuta come scuola ufficiale? Fino a che grado (scolastico) sono seguiti i ragazzi secondo questo metodo?
Si stima che nel mondo vi siano circa 65mila istituti Montessori e scuole Montessori. Si tratta soprattutto di scuole materne ed elementari Montessori, mentre medie e superiori sono poche diffuse poiché la Dott.ssa morí nel periodo in cui aveva appena iniziato la stesura del libro in cui si descriveva il metodo per questa fascia di età.
I ragazzi possono essere suddivisi in classi per età, ma possono anche lavorare a classi aperte, con ragazzi più grandi o più piccoli, a seconda dell’attività proposta o del desiderio manifestato. Spesso le lezioni si svolgono “a porte aperte” permettendo di sfruttare come luogo di apprendimento sia l’aula che il corridoio.
L’ambiente
Grande importanza è data alla cura e organizzazione dell’ambiente. Nelle aule i banchi vengono scelti con il criterio di duttilità: devono poter essere facilmente spostati, spesso sono disposti a piccole isole, ma non hanno una sistemazione definitiva. La cattedra non esiste. L’insegnate non ha un luogo fisico e fisso in cui lavorare, ma si trova in mezzo ai suoi alunni. In questo modo è più facile realizzare una didattica personalizzata quindi seguire individualmente chi lo richiede.
In aula può essere presente una lavagna interattiva e un pc, una lavagna tradizionale e altri supporti quali scaffali aperti con materiale per consultazione, libri di narrativa, saggi o libri di testo, materiali didattici predisposti dagli insegnanti, ordinati in vari spazi per materia che i ragazzi possono consultare secondo le loro esigenze. Il libro di testo può anche non essere adottato, poiché le conoscenze nascono dal confronto di più fonti e soprattutto da esperienze dirette.
Ci possono essere anche scaffali dedicati ai singoli alunni, per disporre il proprio materiale. Alle pareti possono trovare vari poster o cartelloni autoprodotti, ad esempio potrebbe essere molto facile trovare le strisce del tempo adattate a materie e modalità di lavoro prescelta. Sicuramente troveremo il cartellone delle mansioni settimanali che a turno i vari alunni devono svolgere, ad esempio pulizia della classe, riordino, cura dell’armadio o della piccola biblioteca, rapporti esterni, ecc. Anche il corridoio è parte integrante dell’aula. È arredato in modo tale che venga utilizzato dai ragazzi per lo studio e le attività didattiche, ma anche come luogo di riposo e dove instaurare relazioni. Perciò potranno trovarsi armadi aperti o chiusi con materiale didattico, magari armadi dedicati per materie e argomenti, tavolini, sedie, poltroncine, piante e angoli ristoro, tutto ciò che può contribuire a creare una situazione di relax e benessere.
Sappiamo che hai scritto un libro nato dalla tua esperienza lungo il percorso di studi, denominato “From Cure To Care-Giustizia e razionalità mente-corpo”; puoi dirci qualcosa al riguardo?
Il mio libro nasce dall’interesse suscitato dall’agglomerato di tematiche affrontate nell’ambito della filosofia del diritto con un indirizzo specifico che in prevale nel mio libro, quello bioetico. La bioetica è un campo di ricerca che nasce solo nel secolo scorso, precisamente nel 1970. Il binomio giustizia e relazionalità mente-corpo nasce dal ricercare un nuovo dialogo tra l’uomo e il mondo esterno con cui egli si relaziona (ogni relazione, ogni tipologia di comunicazione, è costituita da norme che devono essere rispettate affinché il rapporto tra gli uomini sia proficuo). Ho scritto questo libro unendo quattro settori di ricerca accademica: filosofia, diritto, psicologia e bioetica, spiegando come il legame tra giustizia e relazionalità mente-corpo. La novità è nel far emergere il senso ontologico e fenomenologico dell’esistenza individuale e l’essere insieme agli altri membri tramite l’interconnessione relazionale, che dipende sia dal contesto che dal rapporto che si instaura tra i membri), condizione essenziale del loro vivere. Il dialogo tra giustizia e relazionalità mente-corpo s’intreccia alla filosofia del diritto proprio perché affronta lo studio di aree che riguardano le norme sullo sviluppo della vita: la medicina, la biologia, l’ecologia e l’etologia. Essere nel mondo significa essere consci di essere nel proprio tempo accogliendo l’altro, realizzando un ponte di comunicazione tra noi stessi e l’essere nel mondo.