Dall’odierna mattinata i militari del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale (N.I.P.A.A.F.) e della Stazione Carabinieri Forestale di Anagni, del Gruppo Carabinieri Forestale di Frosinone, stanno eseguendo un’ordinanza di applicazione di misure cautelari reali e personali emanata dal GIP presso il Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, e consistenti in due custodie cautelari in carcere, tre arresti domiciliari, sequestro di un sito adibito a cava, 29 sequestri di automezzi, per i reati di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, smaltimento illecito di rifiuti, gestione di discarica abusiva,
combustione illecita di rifiuti.
La custodia cautelare in carcere è stata disposta per due fratelli residenti a Ferentino, che nella cittadina gestiscono una cava, mentre gli arresti domiciliari sono stati disposti per due coniugi che
gestiscono una società di smaltimento rifiuti in Morolo, e un consulente ambientale residente a Castrocielo (FR).
I fatti contestati risalgono al 2018 – 2019, e riguardano 22 società.
La “N. G.”, i cui soci sono due fratelli, è una società che gestisce una cava sita in Ferentino. Le indagini svolte hanno accertato come il sito contenente la cava non venisse utilizzato dai rappresentanti
della società solo per attività estrattive, bensì anche come enorme discarica abusiva di rifiuti prevalentemente derivanti da attività edilizia.
Mediante attività tecniche, sopralluoghi, appostamenti e intercettazioni sia ambientali che telefoniche i Carabinieri Forestali hanno accertato come numerose società e persone fisiche che operano prevalentemente nel settore edilizio abbiano con continuità scaricato presso il sito centinaia di metri cubi di rifiuti, senza alcun tipo di documentazione e senza le necessarie autorizzazioni. Questo consentiva alle imprese in primo luogo di lucrare sulle differenze di prezzo con le discariche
autorizzate, e soprattutto di ovviare alle norme sul trasporto e smaltimento dei rifiuti. Infatti la maggioranza dei trasporti avveniva senza la necessaria abilitazione, né con l’annotazione sui registri il
cui possesso è obbligatoriamente previsto dalla legge.
Non solo, gli illeciti sversamenti consentivano anche di violare tutte le norme a presidio della reale classificazione e caratterizzazione dei rifiuti. Non vi erano infatti le necessarie analisi dei rifiuti che
dimostrassero la non pericolosità degli stessi, richieste invece per l’accettazione dei rifiuti presso le discariche regolarmente autorizzate.
22 le società e ditte individuali coinvolte negli illeciti smaltimenti di rifiuti, in maggioranza aventi sede nella provincia di Frosinone.
Particolarmente intensi i rapporti con una di queste società, la “S.” avente sede in Morolo, della quale i gestori della cava erano anche soci e i cui rappresentante sono stati posti agli arresti domiciliari.
La gestione della discarica comprendeva non solo gli scarichi di rifiuti, ma anche i livellamenti dei cumuli che si sono col tempo ammassati, proprio per consentire ai mezzi di poter scaricare al meglio i rifiuti stessi, palesando proprio una precisa organizzazione del sito. La stessa società “N. G.” utilizzava la discarica per smaltire direttamente i rifiuti tramite mezzi propri. Gli smaltimenti illeciti, inoltre, avvenivano sia presso la discarica in oggetto, sia in altri posti sparsi nel sito adibito a cava. I sopralluoghi effettuati con Arpa Lazio hanno consentito di rinvenire nell’intero sito, sia rifiuti pericolosi che non pericolosi, secondo la classificazione operata dall’Agenzia. Un cumulo, tra l’altro,
era stato oggetto di combustione. Le indagini, inoltre, hanno evidenziato un’illecita attività di recupero degli inerti, effettuata sempre
all’interno dello stabilimento della società che gestiva la discarica abusiva. In particolare i rappresentanti di detta società avevano avviato un’attività di recupero degli inerti, mediante un macchinario non
autorizzato per il recupero presso la sede della cava ma solo per singole campagne mobili da effettuarsi presso i siti di produzione dei rifiuti. Il recupero di inerti, spesso, costituiva anche una perfetta “maschera” dell’illecito smaltimento degli inerti stessi presso la discarica. Invero è stato accertato che alcuni rifiuti, benché destinati a recupero secondo la documentazione allegata, non erano realmente inviati a recupero bensì venivano scaricati direttamente presso la discarica, senza subire alcun processo che portasse al loro riutilizzo.
Per i fatti evidenziati il GIP di Roma ha disposto non solo le misure cautelari personali nei confronti dei soggetti sopra indicati, ma anche il sequestro dei mezzi adoperati per gli sversamenti dei rifiuti e il
sequestro dei terreni sui quali questi venivano illecitamente scaricati.
nota stampa a cura del Comando Provinciale dei Carabinieri Forestali di Frosinone
“Una notizia che ci rende tutti indignati per l’ennesima storia riguardante danni all’ambiente, oltre ai già noti roghi e alle bonifiche – afferma in una nota Ilaria Fontana, portavoce Camera dei deputati e vicepresidente gruppo parlamentare M5S -l’encomiabile attività svolta dagli inquirenti sia da stimolo per le Istituzioni, perché tanto c’è ancora da fare, sia nei controlli delle attività autorizzate che in quelle illecite: a seguito dell’incendio alla Mecoris, io stessa segnalai alla Provincia una serie di attività da controllare e uno di quei siti è finito oggi all’attenzione della Direzione Antimafia di Roma. Il sistema che si va narrando prevede sempre più spesso delle reti che gestiscono illecitamente rifiuti sfruttare autorizzazioni concesse per motivi diversi, un metodo che trae la propria forza anche dal traffico dei rifiuti. Quanto ancora dovremo raccontarci che “tanto lo fanno tutti”? Visto che la Giustizia sta facendo il proprio corso, occorre capire che nel nostro territorio circolano camion colmi di scarti, inerti, rifiuti, destinati chissà dove e smaltiti chissà come: dobbiamo continuare a lottare per ristabilire il nostro diritto ad un territorio più pulito e meno inquinato senza abbassare mai la guardia”.
Dopo la scoperta di una grande discarica abusiva di inerti nella provincia di Frosinone arriva anche il commento dei sindacati. In una nota Enrico Coppotelli ed Enrico Capuano, rispettivamente segretari generali della Cisl del Lazio e Cisl di Frosinone. scrivono: “La discarica abusiva scoperta oggi a Ferentino rappresenta l’ennesimo sfregio per un territorio come quello ciociaro che non solo ha dovuto sopportare anni di sversamenti di rifiuti industriali, pensiamo solo alla valle del Sacco, ma da tempo sembra essere diventata una terra di nessuno dove prolifera l’interramento illecito di rifiuti di vario genere. Una terra dei veleni dove l’inquinamento ambientale si è stretto in un abbraccio mortale con organizzazioni criminali e mafiose”. “Un abbraccio mortale che – aggiungono i sindacalisti – non risparmia nemmeno i terreni coltivati. Solo pochi mesi fa, tra Frosinone e Napoli, sono state scoperte intere piantagioni di ulivo e granturco compromessi dalla presenza di rifiuti smaltiti illegalmente. L’onda nera del malaffare, delle discariche abusive, dei rifiuti interrati, dei fuochi accesi che avvelenano intere comunità supera i confini del basso Lazio fino alla Capitale dove periferie e campagne sono violentate da centinaia di discariche abusive nel più totale degrado. Stando così le cose, l’emergenza ambientale è la sfida numero uno dei prossimi anni e non accorgersene è da irresponsabili”. “Per il bene di tutti – ammoniscono dunque i segretari della Cisl – è necessario un piano regionale dei rifiuti che finalmente chiuda il ciclo di smaltimento entro i confini della nostra Regione, ma è altrettanto indispensabile moltiplicare i controlli sul territorio per reprimere l’illegalità che sta alla base di questi comportamenti. E poi, senza indugi, procedere alla bonifica immediata dei siti inquinati: su questo punto, riteniamo che ritardi e meline sono altrettanto intollerabili”.